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  • Immagine del redattoreRoberto De Pascale

Tradizione e sperimentazione si incontrano a Bovino

Posta a confine tra Puglia e Campania, Bovino ha svolto nei secoli un ruolo strategico nei collegamenti tra Adriatico e Tirreno. Tracce del suo passato sono visibili nel borgo antico, distrutto e ricostruito più volte, che si caratterizza per l’interessante struttura urbanistica. Si possono comunque ammirare ampi tratti della pavimentazione in pietra di fiume, abitazioni in pietra con la tradizionale copertura a embrici, volte a botte in mattoncini, palazzetti nobiliari con le loro romanelle e le caratteristiche corti, un numero altissimo di portali in pietra, opera di maestri scalpellini locali. Le casette bianche, le scalinate ripide dei vicoli, la verde campagna circostante completano il quadro, che è di fragile bellezza.

Il borgo racchiude al suo interno sette chiese, tra le quali spicca la cattedrale, sulla cui facciata nel 1231 il maestro Zano, proveniente dalla Gallia, impresse il primitivo stile gotico che inaugurò la stagione del romanico in Puglia. All’interno, i frammenti scultorei bizantini vanno cercati come in un’avvincente caccia al tesoro: nel presbiterio, ad esempio, ci sono i due blocchi posti su colonne d’età romana raffiguranti Daniele nella fossa dei leoni. Degni di nota sono anche il coro ligneo seicentesco nell’abside e i monumenti funebri dei signori di Bovino, ma è soprattutto la facciata romanica, nella semplicità delle linee e dei motivi floreali e zoomorfi, ad incantarci.

La chiesa di San Marco, inaugurata il 18 maggio 1197, conserva dello stile bizantino la lunetta che sormonta il portale e custodisce le monumentali tombe di alcuni vescovi che hanno retto l’antichissima diocesi di Bovino. Sulla sommità di un colle si erge maestoso il castello (o palazzo) ducale con la sua torre normanna risalente all’XI secolo. Opera del conte normanno Drogone, il castello fu poi ampliato da Federico II di Svevia e nel Seicento trasformato in palazzo gentilizio dai duchi di Guevara. Il palazzo ducale, abitato fino al 1961 dai discendenti dei Guevara, ha vissuto i suoi tempi migliori nel Seicento. Nei suoi saloni dalle volte a cassettoni e nel suo giardino pensile, hanno trovato ospitalità Torquato Tasso, Giovan Battista Marino, Maria Teresa d’Austria, Papa Benedetto XIII. Tanta bellezza oggi non è valorizzata: all’interno c’è una scuola e l’ingresso versa in stato di degrado. Ma al museo Diocesano ci si estasia davanti al San Sebastiano di Mattia Preti.

Il centro storico, nonostante diversi episodi di incuria, svela altri tesori, come la chiesa del Carmine, edificata dai Gesuiti nel Seicento; la neoclassica Santa Maria delle Grazie; l’antichissima (1099) chiesa di San Pietro, interessante esempio di architettura romanica con elementi bizantini innestati su residui romani, come nel fonte battesimale; la chiesa del Rosario (costruita nel 1205, con portale del 1754) gotica ed elegante nella sua struttura a una sola navata; le quattrocentesche Chiese dell’Annunziata, situata all’inizio dello storico rione Portella, di San Francesco e dei Cappuccini, sorta nel 1618 per un voto del duca Giovanni di Guevara. Le residenze private sono quasi tutte dotate di splendidi portali, simbolo di potenza della nobiltà locale.

Con la mia macchina percorro la strada panoramica che costeggia la Valle del torrente Cervaro e conduce nel cuore di Bovino, Bandiera Arancione dal 2013, inserita anche nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia. Il glorioso passato medievale di Bovino si racconta nella parte più antica dell’abitato, con i vicoletti lastricati in pietra di fiume, i palazzi nobiliari dalle corti interne e ben 800 portali di pietra, realizzati dai maestri scalpellini locali.

L’imponente fortezza del duca annuncia il fascino del borgo medievale di Bovino, tra i più belli d’Italia.

Al confine tra Puglia e Campania, Bovino fa capolino dall’altura che domina la valle del torrente Cervaro, a circa 30 km da Foggia. Gli echi medievali sono ancora intatti in questo minuscolo borgo arroccato su un’altura, che ha meritato la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano e la menzione tra i Borghi più Belli d’Italia, per i vicoletti lastricati, le casette bianche, la verde campagna circostante e gli imponenti 800 portali di pietra.


In questo bellissimo borgo vicino alla sua pasticceria incontro e conosco Luigi Giannotti, un mio coetaneo, sveglio, attento e che ama parlare.

La loro storia risale al lontano 1849, anno in cui Celestino Longo creò la “cantina”, storica rivendita di vino nel cuore del centro storico di Bovino. Nonostante le due Guerre Mondiali, l’attività è sopravvissuta con tenacia fino a metà del ‘900, quando Celestino la passò nelle mani del genero Luigi Giannotti. Luigi, nonno di Luigi, nel 1966, trasformò – grazie all’aiuto dei figli Angelo e Celestino – la cantina in un bar, spostandone la sede in Corso Vittorio Emanuele, nuovo fulcro della vita bovinese. Rispettivamente pasticcere e barista autodidatti, Angelo e Celestino nel 1975 gettarono le fondamenta della struttura attuale del bar, affiancando ad essa l’attività di pasticceria. Passando di padre in figlio in un connubio perfetto tra rispetto per la tradizione e sperimentazione pasticcera, la famiglia del Giannotti si è ulteriormente allargata – all’inizio degli anni duemila – con l’arrivo di Luca, barman, e Luigi Antonio, pasticcere; new entry che hanno sancito la definitiva affermazione del nome Giannotti sul mercato e della nostra specializzazione nella produzione di dolci lievitati per ricorrenze.

La loro è una storia che dura da oltre cinquantanni, una storia avvicente, affascinante sugellata da un susseguirsi di eventi ma che hanno sempre avuto alla base la passione e l'amore per l'artiginalità.

Luigi mi racconta che oggi hanno tre laboratori, e l'amore per la pasticceria li porta continuamente a produrre accompagnati dall'innovazione e l'amore per la nostra terra.

Luigi mi racconta che l'identità, l'artiginalità e il messaggio di amore e cura del prodotto sono alla base del suo lavoro.

Ha la fortuna di vivere a Bovino dove la vita ha un ritmo lentissimo che gli permette di dedicarsi continuamente alla sua attività.

Ormai Giannotti 1966 è diventato un marchio forte conosciuto da tutti non solo in provincia di Foggia.

La loro è una crescita progressiva, lenta con la quale voglio far rinascere il nostro territorio e riportarlo agli augi di un tempo.



Il laboratorio è il cuore pulsante della loro attività, il luogo in cui Luigi e Antonio e il loro staff preparano specialità con cui deliziare ogni giorno. Torte, pasticceria mignon, croissant, prodotti tradizionali in funzione delle diverse festività, fino ad arrivare alle nuove tavolette di cioccolata e alle creme spalmabili; dal 1966 Giannotti è sinonimo di festa.

Mi ha raccontato di un progetto che è volto a valorizzare il nostro territorio, la canditura della frutta, che spesso sul gargano si perde, non viene raccolta e non viene valorizzata.

Il suo slogan è Ricomincio dal Sud perchè lui crede fortemente nelle risorse del nostro territorio e nell'intrapendenza di ragazzi come lui.

Siamo a Natale e ovviamente abbiamo parlato di panettoni, e mi ha raccontato alcuni segreti di questo dolce speciale

Mi ha detto per chiamarsi tale, un panettone artigianale deve rispettare determinate condizioni. Contenere almeno un 16% di burro, 4% di tuorli d’uovo, 20% di frutta candita e, ovviamente, fermentare in maniera naturale.

Il rispetto di queste regole, tuttavia, non basta per produrre un lievitato di qualità.

Per valutare dunque la bontà di un panettone? gli elementi di cui bisognerà tener conto sono aspetto, colore, odore, sapore e consistenza.

Tra le ultimissime novità di casa Giannotti c’è la loro golosissima linea di creme naturali spalmabili a base di mandorle, nocciole e pistacchi.

Le hanno chiamate rispettivamente Amandella (disponibile nelle versioni evo, pop e crunch), Avellana (pop e crunch) e Verde (realizzata con pistacchio mediterraneo o di Bronte D.O.P).

Dalle migliori fave di cacao provenienti da Ghana, Indonesia, Madagascar, Perù, Sao Tomè e Venezuela è nato Primo Giannotti, naturalmente cioccolato.

Al latte o fondente in diverse percentuali, scopri il piacere delle nostre tavolette artigianali; del resto il cioccolato è sempre una buona idea!

Vi invito a scoprire il loro mondo e ad assaggiare i loro prodotti unici e squisiti.




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