Bella e colta, Trieste è la città più cosmopolita d’Italia. Vi si respira il glorioso passato asburgico che ne fece “la piccola Vienna sul mare” e negli incroci di lingue, popoli e religioni che ancora la caratterizzano si intuisce con facilità la sua anima insieme mitteleuropea e mediterranea. Cuore della città è la più bella e la più simbolica delle sue piazze, oggi dedicata all’Unità d’Italia. I palazzi che vi si affacciano sono una sintesi perfetta della storia di Trieste.
Il lato più spettacolare della piazza è però quello rivolto al mare, su cui si allunga per oltre duecento metri il Molo Audace. Da qui, lo sguardo va oltre piazza Unità e si apre su palazzi monumentali, sulla chiesa greco-ortodossa di San Nicolò, sul Canal Grande, centro di quello che fu il borgo voluto da Maria Teresa d’Austria e che con le sue chiese testimonia la felice convivenza di religioni diverse. In lontananza, si intuisce il bianco profilo di Miramare, il romantico castello di Massimiliano e Carlotta d'Asburgo. Trieste è anche la città del caffè. Porto franco per l’importazione del caffè sin dal Settecento, il porto di Trieste è tuttora il più importante del Mediterraneo per il suo traffico. Ma caffè a Trieste fa rima anche con letteratura: numerosi e bellissimi sono i caffè letterari, locali storici dal fascino retrò frequentati un tempo da grandi autori come James Joyce, Italo Svevo, Umberto Saba e ancora oggi molto amati dagli scrittori e dagli intellettuali. Fare una pausa in uno dei caffè storici di Trieste è un vero e proprio rito da non perdere, per il quale bisogna anche imparare un apposito gergo: qui l’espresso si chiama “nero”, ma che cosa sarà mai il “gocciato” o il “capo in b”? Scoprirlo sarà un piacere!
Qui in questa città, italiana ma per certi versi lontana dall’Italia perché arrivarci è un vero viaggio ho avuto il piacere di conoscere Paolo Prossen, designer ma per me anche tantissime altre cose.
Mamma francese, papà delle isole della Dalmazia, figlio di un mix di culture. Chiacchierando con lui mi ha confidato che un po’ si sente pugliese come me perché i suoi genitori fino al 1964 hanno vissuto a Taranto, ma lui è nato a Trieste nel 1965.
E’ un uomo a parer mio geniale, poliglotta, conosce benissimo il francese , ma parla anche fluentemente l’inglese perché da bambino passava le estati in barca con amici americani nelle isole della Yugoslavia.. E poi, più tardi, pensando fosse utile per il lavoro ha imparato anche il tedesco.
Ridendo, è un uomo davvero simpaticissimo, mi ha confidato che fino agli 11 anni era dislessico, poi grazie ad una professoressa free lance e alla consapevolezza d'essere ignorante, ha imparato tanto.
Il martellamento delle lettere l’ha portato ad amarle e ad iniziare a disegnarle per mestiere.
Ora, quando disegna un marchio, mi ha raccontato come lo arricchisce di diversi significati.
La sua beata ignoranza l’ha portato a leggere libri di semiotica, libri orientali, dove si insegna a semplificare un segno e ad evidenziare il messaggio con alcuni, significanti tratti.
Ha lavorato per tantissimi brand, ha dato vita a progetti favolosi, dal 2012 ha fondato Paolo Prossen, il suo studio.
Paolo dirige e realizza concetti visuali per identità di brand, letterature aziendali e progetti di disegno spaziale.
Ha vissuto per tanti anni a Milano, poi due anni a New York prima di tornare a Trieste.
La sua storia inizia quando un art director vede i suoi disegni nel negozio di sua madre, una boutique a Trieste e lo porta con se a Milano dove Paolo fa una gavetta durissima in una agenzia di pubblicità di vecchio stampo, in cui si disegnano storyboard e campagne pubblicitarie ad acquerelli e pantone.
Come dicevo Paolo fa veramente tante cose, è una persona complessa nell’accezione positiva del termine, si occupa di marchi, di comunicazione ma anche di progetti con scopi divulgatori.
ner#Ito
Mi dice che quando deve progettare qualcosa per un brand, un'azienda, un prodotto o un servizio ci deve essere una storia da raccontare, con un fine che attragga il lettore..
Un racconto dove c’è un personaggio, un contesto in cui il personaggio si muove e infine, la storia.
Gli ho parlato di me, dei miei progetti, dei miei sogni e mi ha detto che bisogna credere alle cose che ci piacciono. Essere felici è la condizione principale per fare un bel lavoro che ci piace, con tanto impegno, coraggio e passione, per avere risultati eccezzionali.
Ho studiato i suoi lavori che sono davvero tanti ma mi ha incuriosito il libro Parolazze, un nome strano, originale un modo diverso per dire parolacce.
Mi ha raccontato che la sua famiglia ancora oggi vive nella casa triestina di James Joyce e Parolazze è un libro sullo scrittore più importante del '900.
In triestino Parolazze si dovrebbe scrivere con una sola z, dice Paolo, ma lui l' ha fatto di proposito per facilitare la ricerca dell' hashtag e poi, perché voleva raccontare qualcosa di sè e della città dove tutti sono stranieri.
Nel 2018, il Museo Joyciano di Trieste gli ha chiesto di disegnare la comunicazione per il Bloomsday, giorno che cade il 16 giugno di ogni anno, in onore di Joyce e del suo Ulisse.
Parolazze al San Marco nacque così, disegnando una serie di epiteti trasformati in logotipi, poi esposti e pubblicati in un libro dalla casa editrice Asterios, legata all'antico Caffè San Marco, luogo in cui JJ veramente andava a bere e scrivere, 100 anni fa.
Un dialogo tra Prossen e Joyce, impossibile, ironico.
Cos'è questo Bloomsday? In tutto il mondo, ogni anno il 16 giugno spuntano festival che ci anno scoprire l'Ulisse, uno dei grandi capolavori della letteratura moderna che lo scrittore irlandese James Joyce concepì e iniziò a scrivere proprio durante il suo lungo soggiorno in città.
E tuttavia la “festa per Joyce”, racconta, informa, approfondisce e diverte, tutto insieme.
Come dicevo Paolo è tante cose, così ho scoperto Italogie, un nome davvero originale che unisce italiano, inglese e francese: un marchio che parla di un grafico, del suo cane, Ito, che vanno ad abitare al mare che amano.
Guardando bene il marchi ci ritrovo ogni dettaglio, persino il broncio costante del suo cane..
Mi ha colpito il disegno della balena e di Ito davvero bellissimo, ma ce ne sono davvero tantissimi e freschi, ricchi di vita.
Paolo è una persona piacevole, che parla e parla e staresti ore ad ascoltarlo anche se lui si definisce un ignorante: ha invece una cultura davvero ricca, ti parla di tutto, non solo del lavoro, un maestro di vita che sa far nascere emozioni e sa essere uno stimolo per far sempre quello che ti piace fare.
Abbiamo parlato di Nio Cocktails, brand che conosco e per i quali ho scritto con piacere, dopo aver conosciuto Alessandro. Amico comune, che vedendo le illustrazioni di Itologie, dato vita al racconto che Alessandro aveva in mente per un progetto con GQ. Voleva che Paolo creasse delle illustrazioni che un illustratore comune non avrebbe potuto realizzare.
Hanno chiacchierato dei cocktail e di cosa significa bere un cocktail, oggi, lontano dai soliti luoghi. Paolo ha tutta una sua idea originale del bere un cocktail, a casa propria, qualcosa di fuori posto, di lontano dal consueto perchè i cocktails si bevono nei cocktails bar. Così per le illustrazioni Paolo ha pensato a quattro persone che si sentono fuori posto, nell’immaginario comune.
Per Londra ha pensato ad un uomo, non il classico ragazzo bianco come sarebbe consuetudine, su una barca a vela sul Tamigi, impossibile, e l'ha vestito di tartan per ricordare Il suo amico Jeffrey Banks, stilista newyorkese, grandissimo esperto di stoffe scozzesi.
Londra è "The Dandy", un classico gin sour con un tocco esotico dato dal liquore allo zenzero.
Per Milano ha pensato ad un uomo sulla cinquantina, giapponese, su una terrazza, lasciandosi ispirare da Lucchino Visconti, e dal suo film Gruppo di famiglia in un Interno, film eccezionale che mi ha consigliato di vedere, in cui appare questa terrazza meravigliosa, sulla quale Silvana Mangano, meravigliosa, passeggia vestita da capo a piedi dalle sorelle Fendi. Lui ha portato questa terrazza a Milano con la chiesa di San Alessandro, in pieno centro a MIlano, chiesa bellissima con facciata barocca, che al tramonto si illumina di arancio. E dietro, come gigantesco fondale, il Duomo.
A Milano è stato abbinato il cocktail "Milanese Bianco", versione più armoniosa e rotonda del classico Negroni;
Per Tokyo ha pensato ad un giovane ragazzo bianco, vestito in streetwear, ma con tessuti da kimono giapponesi degli anni ’70, presi da un catalogo che Paolo custodisce gelosamente nella sua incredibile libreria.
Tokyo ci porge "Sensei", cocktail tecnicamente perfetto, squisitamente orientale con liquore allo yuzu, tipico agrume giapponese.
Per finire, New York, dove Paolo ha voluto una donna, da collocare in cima a quella che definisce la capitale del mondo, la capitale dello stile moderno.
New York, è un sorso infinito di "The Big Apple", in cui il liquore alla mela verde celebra la grande metropoli americana;
Paolo mi ha parlato di questa bellissima idea realizzata con Alessandro e così, NIO Cocktails ha creato 4 signature cocktails solo per GQ, 4 episodi degustativi impeccabili da cui prende vita e quasi fisicità, un vero e proprio diario estetico di un viaggio sensoriale attraverso 4 capitali del gusto, dagli stili differenti.
Ovviamente ho sentito Alessandro che mi ha spiegato che la luxury box dedicata a GQ contiene 4 cocktails esclusivi, pensati e perfettamente miscelati da Patrick Pistolesi, 4 tumbler originali e diversi l’uno dall’altro per esaltare il gusto di ogni cocktail, 1 stampo per il ghiaccio, e 4 stampe premium per decorare la propria casa.
La nostra chiacchierata si è conclusa parlando dell'universo, di un viaggio nel nostro sistema solare: il nuovo progetto di Paolo e del marchio che ha disegnato per un suo cliente, Picosats, che nel 2021, manderà nello spazio, in orbita, i suoi nano-satelliti.
Insomma, Paolo si è dimostrato una persona fuori da ogni scatola, un uomo davvero interplanetario, con una cultura vastissima che sicuramente avrò il piacere di incontrare ancora e di cui avrò ancora il piacere di scrivere.
#amico#designer#Ito
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