Il dettaglio che il piatto| Plin
- Roberto De Pascale
- 3 giorni fa
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Ci sono gesti così piccoli da passare quasi inosservati. Eppure, nella loro apparente semplicità, contengono un sapore antico, tramandato più dalle mani che dalle parole.
Il plin nasce esattamente così: da un tocco rapido, un pizzico leggero che unisce due lembi di pasta e, in quell'istante, racchiude un ripieno che profuma di casa, di memoria, di cucina piemontese autentica.
Ma dietro quel gesto infinitesimale c'è un mondo intero.
Il plin è un atto di precisione che si compie in pochi secondi, eppure porta con sè la stessa cura che si riserva a un segreto prezioso.
La pasta si piega, si tende, aderisce al ripieno come a volerlo proteggere.
Ogni piccolo "pizzicotto" modella non solo la forma, ma anche la tenuta in cottura, la morbidezza al morso, la capacità di custodire un profilo aromatico che si sprigiona solo quando incontra il palato.
È una micro-architettura gastronomica: minuscola, ma perfetta.
In quell'irregolarità lieve, in quella cresta appena accennata, si vede la mano del cuoco: paziente, concentrata, capace di trasformare un movimento essenziale in un gesto identitario.
Il

è un raviolo, sì.
Ma è anche una promessa: quella di un ripieno che resta integro, di un sapore che si rivela gradualmente, di una tradizione che continua a parlare attraverso il dettaglio.
Perchè la vera cucina - quella che emoziona, che resta - è fatta così: di piccoli gesti che cambiano tutto.



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