Il Sesto Sapore: l’Amatriciana di Menabò | Tradizione, Memoria e Mediterraneo.
- Roberto De Pascale
- 4 giorni fa
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Aggiornamento: 1 giorno fa
Ci sono piatti che non nascono per stupire, ma per restare.L’Amatriciana è uno di questi: un piatto di sostanza, nato ad Amatrice, tra le montagne,pensato per nutrire chi lavorava duramente.
Piatti che resistono al tempo perché nascono da un gesto necessario, quotidiano,e da una storia che non ha mai avuto bisogno di essere spiegata per essere compresa.
In questa nuova tappa di Natale in 10 Sapori, il racconto si ferma su un piattoche è molto più di una ricetta romana: è un simbolo identitario, popolare e profondo,che parla di territori, famiglie, migrazioni e ritorni.Un piatto che, ancora oggi, divide, appassiona, accende discussioni.Ed è proprio per questo che continua a essere vivo.
Prima ancora del pomodoro c’erano il guanciale, il pecorino e il pepe. Ingredienti essenziali, capaci di raccontare un’economia povera ma sapiente, dove nulla era superfluo e ogni gesto aveva un senso preciso.
Con l’arrivo del pomodoro, la ricetta si completa e si trasforma nel tempo in uno dei pilastridella cucina romana. Ma la sua forza non sta solo negli ingredienti: sta nella memoria,nelle mani che l’hanno cucinata, nella ripetizione silenziosa di un gesto tramandato.
Da Menabò Vino & Cucina Medi‑Terranea, questo piatto arriva carico di storia personale.
L’Amatriciana qui nasce dai ricordi di famiglia, da un nonno che la preparava come gestoquotidiano e identitario, senza codificazioni rigide ma con una precisione istintiva,imparata osservando. Le radici di questo racconto affondano a Santa Croce di Città Reale,paese d’origine della famiglia, luogo in cui il gusto si è formato prima ancora delle parole.
Oggi sono i fratelli Paolo e Daniele a portare avanti quel patrimonio. La loro cucina non copia la tradizione: la rispetta e la accompagna nel presente,

Il guanciale viene scelto con cura e lavorato lentamente, fino a diventare croccanteall’esterno e morbido all’interno. I pomodori vengono pelati a mano e spezzati a pezzi,per mantenere una consistenza viva, mai omologata.
Il sugo avvolge senza coprire, lasciando spazio alla sapidità del pecorino,che chiude il piatto con una nota decisa. A tenere tutto in equilibrio c’è un ingredientesilenzioso e fondamentale: l’aceto. Un tocco misurato, quasi segreto, che lavora insottrazione, alleggerisce il grasso e restituisce profondità al sapore.
Nessun eccesso, nessuna forzatura.Solo equilibrio, ritmo, coerenza.Un’Amatriciana che non cerca di stupire,ma di restare fedele a ciò che deve essere.
La cucina di Menabò nasce da una visione chiara:il Mediterraneo non come confine, ma come spazio di incontro.Un luogo simbolico dove le culture dialogano, si contaminano,e trovano un linguaggio comune senza perdere identità.
In questo intreccio di memoria, tecnica e ascolto,l’Amatriciana diventa il Sesto Sapore di questa rubrica:non solo ciò che si mangia, ma ciò che resta. Un sapore che non si consuma, ma che accompagna.
Un piatto che continua a vivere anche dopo l’ultimo boccone, perché è radicato, sincero, necessario.




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