top of page

STILE, GUSTO & COMUNICAZIONE — Episodio 2

  • Immagine del redattore: Roberto De Pascale
    Roberto De Pascale
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Quando il piatto diventa messaggio

Negli ultimi anni la cucina ha attraversato un’evoluzione profonda. Non è più soltanto un campo di sperimentazione tecnica, né un semplice esercizio di equilibrio gustativo.È diventata un territorio culturale: uno spazio in cui convergono identità, visione, memoria, estetica, comunicazione.Il piatto non si limita più a soddisfare un palato: racconta un’idea.

Se nell’Episodio 1 abbiamo esplorato il ruolo del dettaglio come primo segno del linguaggio gastronomico, oggi ci addentriamo in una dimensione più ampia: il messaggio del piatto.Perché ogni creazione culinaria — dalla più elaborata alla più essenziale — contiene, anche inconsapevolmente, un significato.

Il piatto come testo, la cucina come linguaggio

In questa nuova visione, un piatto non è soltanto un insieme di ingredienti armonizzati.È una frase costruita con metodi propri:la scelta della materia prima, la tecnica di cottura, l’organizzazione delle texture, il disegno dell’impiattamento, la palette cromatica, il ritmo dei contrasti.Ogni elemento è una parola, ogni composizione è un paragrafo.

Per questo oggi lo chef non prepara soltanto un piatto:costruisce una frase che si legge prima con gli occhi e poi con la mente.La degustazione arriva solo dopo, come ultimo atto di un processo narrativo.

Il colore come intenzione

Il colore è il primo livello di comunicazione visiva.Non è un ornamento: è un codice.Un verde brillante può suggerire freschezza, vitalità, immediatezza.Un tono bruno e profondo può richiamare lentezza, memoria, introspezione.I colori preparano il commensale a entrare in un mondo sensoriale preciso, quasi come un preludio musicale.

La materia come memoria

La materia racconta la parte più intima: il territorio, la stagionalità, le radici culturali dello chef.Ma racconta anche la sua formazione, i suoi viaggi, le sue letture gastronomiche.Un ingrediente può condensare un ricordo d’infanzia, una tradizione familiare, un gesto antico o un’esperienza contemporanea.Scegliere una materia prima è scegliere cosa portare dentro al piatto — e cosa lasciare fuori.

La forma come grammatica

La forma è la struttura del messaggio.Stabilisce un ordine: ciò che deve emergere, ciò che deve accompagnare, ciò che deve sostenere senza imporsi.Una forma circolare, accogliente, comunica armonia.Una forma spezzata può evocare tensione, ricerca, movimento.L’impiattamento non è decorazione: è grammatica visiva.

L’ingrediente come atto narrativo

La scelta di un ingrediente — una sola, precisa scelta — può cambiare il senso di un piatto.Un’erba spontanea può raccontare un paesaggio.Un pesce povero può richiamare una tradizione e trasformarla.Uno speziatura inattesa può inserire un controcanto culturale.Ogni ingrediente porta un valore simbolico che partecipa alla narrazione.

Il dialogo tra chi crea e chi interpreta

In questo orizzonte, la ristorazione contemporanea non è più un monologo dello chef.È un dialogo.Un continuo scambio tra chi costruisce il messaggio e chi lo riceve, tra la visione che nasce in cucina e la sensibilità del commensale che lo assaggia.Il piatto vive soltanto in questa relazione.

E allora, più che chiedersi “com’è questo piatto?”,la domanda più matura diventa:“cosa

quando il piatto diventa messaggio

vuole dirci?”

Oltre il gusto: leggere l’intenzione

Nella nuova grammatica del gusto, il piatto è un messaggio complesso.Unisce forma e contenuto, estetica e memoria, tecnica e immaginario.Assaggiarlo significa interpretarlo, coglierne la struttura, riconoscerne la visione.

Chi osserva un piatto con attenzione entra nel mondo dello chef:nei suoi codici, nei suoi riferimenti, nei suoi paesaggi interiori.Scopre come si muove tra tradizione e innovazione, tra istinto e disciplina, tra radici e futuro.

Il piatto diventa così un luogo d’incontro tra due sensibilità:quella di chi crea e quella di chi ascolta.

Una nuova responsabilità narrativa

Se il piatto è un messaggio, allora cucinare diventa un atto comunicativo.Esige una visione, una coerenza, un pensiero.E richiede al pubblico un ruolo attivo:non più consumatori, ma lettori del gusto.

Perché ogni piatto porta una storia.Ogni storia porta una visione.E ogni visione, quando arriva al tavolo, ha qualcosa da dire.

Sta a noi decidere se ascoltarla.

✍️ unpuglieseinterrapontina

Commenti


©2025 di Un Pugliese in terra Pontina. Creato con Wix.com

bottom of page