STILE, GUSTO & COMUNICAZIONE — Episodio 3
- Roberto De Pascale
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 2 min
Quando l’esperienza inizia dalla mise en place
Ci sono ristoranti in cui capisci tutto prima ancora di aprire il menu.Accade quando la mise en place parla, quando la tavola diventa il primo linguaggio dell’ospitalità. Ti siedi e, ancora prima di incontrare un piatto, percepisci in modo nitido di essere nel posto giusto.La sensazione arriva prima del pensiero: è immediata, silenziosa, precisa.
Perché la tavola, prima del piatto, è il primo messaggio.È lì che il ristorante ti accoglie, ti osserva, ti riconosce.È attraverso la mise en place che ti viene raccontato chi sei per quel luogo: un cliente, un ospite, una presenza attesa.
In gastronomia, nulla è davvero “prima” di qualcos’altro.Ma c’è una verità fondamentale: la mise en place prepara il terreno emotivo.Anticipa l’esperienza, modella le aspettative, crea un paesaggio sensoriale che guiderà tutto ciò che verrà dopo.
Il tavolo come spazio narrativo
Poi ci sono i dettagli minimi, quelli che sfuggono a un occhio non allenato ma che rivelano

molto più di quanto sembri.Il profumo del legno o della ceramica; la distanza fra un posto e l’altro; il modo in cui un bicchiere riflette la sala; la presenza o l’assenza di un centrotavola; l’ordine dei tovaglioli, la loro texture.Ogni micro-gesto è un atto comunicativo.
La mise en place, dunque, non è un esercizio estetico.È un’intenzione.
Equilibrio, funzione, identità
Una buona mise en place lavora sempre in equilibrio fra eleganza e funzionalità.Non basta essere bella: deve essere comoda, misurata, coerente.Deve lasciare spazio al gesto, accompagnare il movimento naturale di chi si siede, evitare distrazioni, creare armonia.
Ogni tavola è una dichiarazione d’identità.Un ristorante che sceglie materiali naturali parla un linguaggio di autenticità; uno che sceglie superfici lucide e linee geometriche comunica modernità e rigore; uno che preferisce elementi artigianali evoca intimità, tatto, territorio.
La mise en place è il primo racconto.Un racconto silenzioso, fatto di scelte accurate, che anticipa la visione dello chef e dell’intera brigata.
L’esperienza inizia prima del piatto
La ristorazione di oggi ha compreso che l’esperienza non coincide soltanto con ciò che si mangia.È un percorso: una costruzione che parte dal momento in cui ci si avvicina al tavolo.Il piatto arriva dopo, in un contesto già carico di significati.
Prima ancora della cucina, comunichiamo questo: il valore dell’ospitalità.La tavola dice se siamo benvenuti, se siamo attesi, se ciò che vivremo sarà trattato con cura.
Guardare la mise en place come un indizio
La prossima volta che ti siedi a tavola, osserva ciò che ti accoglie.La disposizione degli oggetti, la qualità dei materiali, la logica del tavolo, il modo in cui la sala governa lo spazio: sono segnali che raccontano la verità del luogo.La mise en place dice molto più di quanto crediamo.Dice chi sei per quel ristorante.Dice cosa ti aspetta.Dice quale visione guida il gesto della cucina.
Perché l’esperienza culinaria comincia prima del primo boccone.Comincia dal tavolo che ti accoglie.
✍️ unpuglieseinterrapontina



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